Il menù dei prossimi mesi sarà il crollo dei “virtuosi”

Marco Ferrante 23 Luglio 2013

Stefano Caldoro, presidente della Regione Campania, ha detto di essere d’accordo con Gianroberto Casaleggio: in autunno arriveranno i disordini sociali. Secondo Caldoro partiranno da Napoli. Cresce il numero degli esponenti politici di primo piano che si allineano alle previsioni del «famoso guru» (copyright del capo dello Stato). Due giorni fa la convergenza era arrivata dal Pd, con le dichiarazioni del ministro renziano Graziano Deirio, e l’ex segretario Pierluigi Bersani. Alberto Bagnai, associato di politica economica a Pescara, è uno dei leader intellettuali dell’opposizione all’euro, è un economista simpatico al mondo grillino. Ieri Beppe Grillo lo ha citato sul suo blog in un post di analisi della crisi intitolato II diavolo veste Merkel, «Nell’analisi della crisi – dice – Casaleggio e Grillo stanno cambiando posizione sull’euro. All’inizio trattavano con durezza lo stato della nostra finanza pubblica, su posizioni persino di destra liberale. Oggi spostano l’attenzione più decisamente sulla moneta unica. È un passo avanti».

Chiediamo a Bagnai se dal suo punto di vista il rischio di uno shock economico che travolga la politica e la società innescando una spirale di disordini è realistico. «C’è una minaccia di crisi bancaria e un’altra di forte calo del mercato immobiliare. Queste sono potenziali fonti di shock. Poi c’è la Germania che si avvia verso una recessione che aggraverebbe la crisi. Il menu dei prossimi mesi sarà il crollo dei “virtuosi”. L’euro non funziona. Il governo italiano rassicura (è parte del suo mestiere!), ma non fa nulla per reagire. La situazione per le famiglie è molto difficile. I redditi reali sono tornati a livello di oltre dieci anni fa».

Questa è sostanzialmente la base culturale della posizione grillina. Altri elementi di riflessione sui rischi per la tenuta sociale, arrivano dal Mezzogiorno, come è evidente dalla reazione di Caldoro. Riccardo Realfonzo, per due volte assessore al Bilancio a Napoli, professore all’Università del Sannio, è uno degli economisti keynesiani del mondo progressista. Dice che «la tensione è fortissima soprattutto nelle regioni meridionali. Chiudono imprese tutti i giorni. L’emigrazione sembra l’unica risposta. Se non arriva una spinta espansiva dalla politica economica è finita. La spesa pubblica pro capite nel mezzogiorno è di 7.500 euro contro i 9.200 del centro-nord. Dal 2007 il centro-nord ha perduto 6 punti di pil, il Mezzogiorno 10 punti. È una questione che non riguarda solo l’Italia. Sono dinamiche di tutti i Mezzogiorni d’Europa». Ma non c’è una responsabilità da parte della società? «Certo che c’è. Nel Mezzogiorno, la società non riesce a trovare risorse anche morali per ripartire.

C’è un tessuto sociale così disarticolato che il controllo sull’operato dell’amministrazione pubblica è lasciato completamente ed esclusivamente alla magistratura». In generale – comunque la si pensi sull’euro – c’è una situazione complessiva con dei fortissimi elementi di criticità che non dipendono solo dalla finanza pubblica e dagli obblighi europei. Le stime sulla crescita economica negativa e sui consumi sono destinate probabilmente ad altre correzioni al ribasso. I dati sulla mortalità delle imprese e sull’occupazione sono estremamente preoccupanti. Ieri una nuova stima arriva da Unioncamere: quest’anno 250.000 posti in meno nell’industria e nei servizi. Poi c’è la tragedia sociale dei Neet, i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non si formano.

Due milioni di persone, oltre il 20 per cento della popolazione giovanile. Il 60 per cento donne. È curioso che una simile situazione proprio dai partiti di governo arrivi l’allineamento alle dichiarazioni pessimistiche e ultra-oppositorie di Casaleggio. Dice Sofia Ventura, politologa all’Università di Bologna: «Casaleggio ha detto una cosa che dice la gente al bar. Ma il fatto che alcuni esponenti politici sentano il bisogno di commentarlo dice qualcosa dell’estrema modestia di questa classe dirigente». C’è un effetto larghe intese? «Sì, lotta e governo. Qualcuno da ragione a Casaleggio per coprirsi sul versante della protesta sociale. Curioso che questo lo faccia persino un ministro e un presidente di Regione, che dovrebbero dare delle risposte governando».

Autunno polveriera, vacillano le certezze sull’euro
Marco Ferrante
Il Messaggero, 23 luglio 2013

(grassetto nostro)

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