Tsipras si crede furbo e punta a farsi cacciare

Alberto Bagnai 18 April 2015

Quella che tutti chiamano “la tragedia greca” sembra più una telenovela: infinite puntate, trama ripetitiva, personaggi scialbi che parlano fuori sincrono.

Partiamo dai fatti: la crisi del debito pubblico greco è una crisi del credito privato tedesco e francese. Lo ha ammesso il vicepresidente della Bce: hanno sbagliato le banche del Nord, non valutando correttamente il rischio paese della Grecia, e l’euro ci ha messo del suo, drogando i tassi di interesse nei paesi debitori, e abolendo il rischio di cambio per i paesi creditori. L’ammissione è del 2013, ma fino ad allora la Bce aveva spalleggiato i creditori del Nord consentendo loro di salvare con cifre folli le loro banche incapaci (già nel 2011 la Germania aveva erogato aiuti per oltre 500 miliardi di euro, una volta e mezzo il debito greco), e avvalorando una narrazione distorta dei fatti, che distogliesse l’attenzione dalle responsabilità del Nord, per coinvolgere nel “salvataggio dello stato greco” paesi che, come il nostro, non c’entravano nulla, e non avevano dovuto salvare alcuna banca a casa propria.

Ora che le banche del Nord sono “rientrate” coi soldi nostri, ricevuti via “fondi salvastati”, la Merkel si fa possibilista circa un’uscita della Grecia. In realtà, ovunque la politica sa che l’euro è al capolinea, ma ovunque continua a dar prova di ignavia. Tsipras sa che la Grecia dovrà uscire, ma, arrivato al potere ostentando fede eurista, deve costruire sulla pelle dei greci il consenso politico per l’uscita, non avendolo costruito su un’informazione corretta. “Facciamoli soffrire abbastanza, e mi seguiranno fuori dalla trappola”, pensa Tsipras, trascurando il fatto che il popolo greco, pur corresponsabile della crisi, non merita di essere umiliato da un’espulsione e avrebbe diritto di pretendere un’uscita concordata.

I Machiavelli “de noantri”, a loro volta, pensano: “Speriamo che la Grecia esca: sarà più facile per noi entrare in argomento. E se non esce o la massacrano? Meglio! Più soffrono i greci, e prima gli italiani si sveglieranno”. Cinismo fallace, se chi lo pratica nulla fa per aiutare gli italiani a intuire la natura del problema, e anzi spalleggia chi, a Bruxelles come nelle nostre università, continua a propalare analisi distorte.

Riflettano, i politici che si credono furbi: la storia non perdona chi fa la cosa giusta nel modo sbagliato.

Buona fortuna.

Alberto Bagnai
Il Fatto Quotidiano, 18 aprile 2015

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