Ripresa? Non credo, il mercato immobiliare ci tirerà a fondo

Alberto Bagnai 4 Luglio 2013

A fronte delle dichiarazioni schizofreniche del governo (“luce in fondo al tunnel”, “punto di non ritorno”), converrà guardare i dati. Le ultime proiezioni dell’OCSE (29 maggio 2013) confermano quelle emesse a aprile dal Fmi. Il Pil italiano diminuirà almeno fino alla fine del 2013: 10 trimestri consecutivi di calo. Poi, forse, una debole ripresa nel 2014. Forse, perché la riduzione del reddito pro capite ai livelli del 1997, e l’aumento del carico fiscale sulla casa, stanno mettendo in serie difficoltà le famiglie.

Molte non riescono più a rimborsare i mutui, o sono costrette a vendere seconde o prime case. Di conseguenza l’indice dei prezzi delle abitazioni (fonte Bce), stazionario dallo scoppio della crisi, è in caduta libera dall’autunno 2011 (sei trimestri). Un fenomeno mai registrato da quando i dati sono disponibili (1990), che avrà ovvie conseguenze sull’attivo delle banche italiane, dove molti crediti sono garantiti da immobili. A valle della crisi immobiliare, seguirà quindi, inevitabile, una crisi bancaria, che metterà gli italiani di fronte alla necessità di ricapitalizzare gli istituti di credito.

A quel punto si dovrà scegliere: o affidarsi alle esperte e caritatevoli mani della trojka (che nel frattempo sta facendo ammenda per gli sfracelli commessi in Grecia), o riappropriarsi della sovranità monetaria. Scelta che, come tutte le scelte difficili, sarà tanto più onerosa quanto più verrà rimandata nel tempo.

Alberto Bagnai
Il Fatto Quotidiano, 4 luglio 2013

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